Il prof. Pincelli e la dottoressa Marconi hanno creato un farmaco contro il pemfigo che non deprime il sistema immunitario
di Davide Berti – Gazzetta di Modena –
22.06.2015 – Ricerca, speranza e nuova cura. Sono queste le parole d’ordine. Due medici modenesi, il professor Carlo Pincelli e la dottoressa Alessandra Marconi, sono ad un passo da un traguardo che tutti vorrebbero raggiungere: la scoperta di un nuovo farmaco che potrebbe migliorare la vita di tanti pazienti. È così che si stanno dedicando a combattere il pemfigo, una rara patologia della pelle.
LA SCOPERTA
Il medicinale è pronto e la nuova cura permetterebbe di non deprimere il sistema immunitario: «Nel 2008 – spiega Carlo Pincelli – io e la dottoressa Alessandra Marconi abbiamo fondato una spinoff accademica nata da due brevetti basati su invenzioni del mio gruppo di ricerca presso il Laboratorio di Biologia Cutanea dell’Università di Modena e Reggio Emilia. La PinCell srl è una ditta biotech che si occupa della ricerca e sviluppo di nuovi farmaci in ambito dermatologico. In particolare, il nostro prodotto in fase più avanzata è un farmaco (PC111) per il trattamento di una patologia rara della pelle, il pemfigo. I pazienti affetti da questa malattia sono costretti ad assumere cortisone per tutta la vita con gravi effetti collaterali che spesso portano a morte. Il nostro farmaco agisce con un meccanismo completamente nuovo, da noi inventato, che è in grado di curare la malattia senza distruggere le difese immunitarie, quindi senza causare effetti collaterali». È per questo che la associazione dei pazienti di questa patologia (ANPPI, www.pemfigo.it) è fortemente interessata allo sviluppo e alla futura commercializzazione del prodotto e ieri si è ritrovata a Modena: «La nostra ditta – continua Pincelli – d’altra parte ha assoluta necessità del supporto dei pazienti e della loro collaborazione per far conoscere il nostro progetto alle istituzioni sanitarie, alle aziende farmaceutiche e a possibili finanziatori».
LA SPERIMENTAZIONE
Proprio per conoscere lo stato di avanzamento progetto, durante la riunione con i pazienti, il team di PinCell ed in particolare la dottoressa Roberta Lotti, responsabile del progetto PC111, ha illustrato nel dettaglio quello che è stato raggiunto finora e i problemi che ancora si debbono affrontare per il progresso del farmaco. Infatti la mission della PinCell srl è quella di portare il prodotto fino alla prima fase di sperimentazione sull’uomo per poi vendere il brevetto ad una ditta biotech più grande o ad una casa farmaceutica. Al fine di portare il prodotto in fase I di sperimentazione sull’uomo, occorre produrre il farmaco in quantità sufficienti per eseguire gli studi di tossicità e funzionamento del farmaco negli animali. Questa fase, cosiddetta pre-clinica, ha costi elevatissimi.
I COSTI
«Per completare questa fase pre-clinica, le possibilità sono entrare in partnership con altre biotech più grandi o case farmaceutiche direttamente interessate al nostro prodotto; oppure cercare venture capitals o fondi intenzionati a investire sul nostro prodotto».
Si parla di diverse centinaia di migliaia di euro per un farmaco che potrebbe cambiare la vita in poco tempo ai malati di tutto il mondo: « Nell’ultimo anno – spiega Pincelli – abbiamo presentato il nostro progetto a livello nazionale ed internazionale, ricevendo molti apprezzamenti e grande interessamento da parte soprattutto delle grosse industrie farmaceutiche. Proprio in queste settimane, tre case farmaceutiche stanno considerando la possibilità di investire nel nostro progetto. Noi, nel frattempo, abbiamo iniziato a cercare il supporto finanziario attraverso la modalità del crowdfunding (finanziamento collettivo). Questo tipo di raccolta fondi è già molto diffuso all’estero. ANPPI ha già aiutato finanziariamente le nostre ricerche e intende svolgere un ruolo cruciale anche nelle prossime fasi di “crowdfunding” (per informazioni info@pincell.it – www.pincell.it».
L’ASSOCIAZIONE
Nata nell’ottobre del 2009 per colmare il vuoto informativo riguardo queste patologie, l’ANPPI è di bsostegno ai medici modenesi che si Stanno occupando del farmaco: «Obiettivi dell’associazione – spiegano i componenti – sono divulgare le informazioni sulla patologia e sulle opzioni terapeutiche presso ammalati, familiari e i medici stessi, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla conseguenze per gli ammalati e per i loro familiari, catalizzare l’attenzione di istituzioni e privati per veicolare investimenti sulla ricerca, unica vera arma per sperare di sconfiggere queste malattie o quantomeno migliorare la qualità di vita di chi ne soffre.
In questa ottica, considerando lo scarso interesse del mondo della ricerca farmacologica a livello mondiale su queste patologie, l’ANPPI ha appoggiato con determinazione il progetto di ricerca promosso dall’università di Modena».